Le risposte diagnostiche e di cura dell’otorinolaringoiatra alle patologie legate all’apparato uditivo e a quello respiratorio sono oggi sempre più personalizzate grazie ai progressi raggiunti grazie all’innovazione tecnologica.
A disposizione degli specialisti ci sono oggi strumenti diagnostici sempre più sofisticati, tra cui endoscopi miniaturizzati e imaging ad alta risoluzione, che permettono di verificare in modo preciso e tempestivo le condizioni di orecchie, naso e gola, con grande influsso positivo sulla qualità delle cure offerte ai pazienti, contraddistinte da interventi personalizzati mirati ed efficaci con riduzione degli effetti collaterali e miglioramento della qualità di vita del paziente.
Ne pariamo con il dottor Graziano Zerbini, neoresponsabile dell’Otorinolaringoiatria di Humanitas Castelli di Bergamo.
Dottor Zerbini, qual è la situazione che riguarda le malattie legate all’otorinolaringoiatria?
«Bisogna dire che i progressi fatti dal punto di vista della diagnosi e della cura sono notevoli. Ma bisogna anche aggiungere che negli ultimi tempi, l’otorinolaringoiatria si trova ad affrontare un costante incremento delle patologie respiratorie e delle loro complicanze. È un effetto dovuto al mutamento ambientale in corso. Le condizioni climatiche mutate hanno modificato il nostro clima che da mediterraneo è divenuto continentale, caratterizzato cioè da frequenti e repentini sbalzi di temperatura che favoriscono le suddette patologie sia nei bambini, sia negli adulti».
Quali sono le patologie con cui voi otorinolaringoiatri vi dovete confrontare più di frequente?
«In generale, le patologie che più spesso si presentano alla nostra attenzione sono quelle legate alla deviazione del setto nasale e, per quanto riguarda le orecchie, le otiti. La deviazione del setto è un difetto genetico in continua espansione tra le persone. Nei soggetti in cui la deviazione è presente, i turbinati – cioè gli organi deputati alla climatizzazione dell’aria respirata – si adattano al difetto e alle condizioni ambientali per cui, se la richiesta di adattamento è eccessiva, il naso va in crisi, come un motore che va fuori giri e prima o poi perde i colpi, facendo emergere la problematica che richiede il nostro intervento».
E per quanto riguarda le otiti, invece?
«Sono molto frequenti, in tutte le loro forme. In particolare le otiti medie, che sono strettamente connesse con i disturbi respiratori e che rappresentano una percentuale elevata tra le patologie gestite dall’otorinolaringoiatra, sia nella popolazione adulta sia, ancor di più, in quella infantile. Si possono presentare sotto forma acuta o cronica, queste ultime spesso correlate a deficit uditivi, soprattutto in età pediatrica».
In relazione ai trattamenti, quali sono le innovazioni più evidenti degli ultimi anni?
«L’innovazione più significativa dagli Anni Duemila è di sicuro l’introduzione dell’endoscopia, che consente l’esecuzione di interventi più complessi ma con minori sintomi post-operatori. La chirurgia otorinolaringoiatrica ha visto una crescente adozione di approcci mininvasivi, procedure endoscopiche che consentono interventi più delicati, minimizzano le complicanze post-operatorie e riducono il periodo di recupero per i pazienti. Progressi che rappresentano un passo in avanti significativo nella direzione di migliorare l’esperienza complessiva del paziente e accelerare il suo ritorno alla quotidianità».
L’ambito pediatrico è di importante rilevanza per l’otorinolaringoiatria. Quali sono gli interventi maggiormente eseguiti sui pazienti più giovani?
«Gli interventi più tipici nell’otorinolaringoiatria pediatrica includono adenoidectomia, tonsillectomia, gestione delle patologie dell’orecchio medio attraverso drenaggi transtimpanici, miringoplastiche e timpanoplastiche. La frequenza delle patologie otorinolarinoiatriche è in aumento anche a causa delle mutate dinamiche sociali oltre che ambientali. Il contesto dell’ambiente scolastico contribuisce infatti notevolmente alla diffusione delle infezioni delle vie respiratorie, soprattutto negli asili nido ove il promiscuo è molto elevato e favorisce la diffusione delle patologie anche nei genitori che sono già affetti da problemi respiratori».
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