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Malattie proctologiche, le più diffuse sono le emorroidi e l’ostruita defecazione

Negli ultimi 10-15 anni la proctologia ha ampliato il suo campo di intervento. Se prima dirigeva la propria attenzione esclusivamente alle malattie dell’ano e del retto – in particolare le emorroidi, le fistole e le ragadi – oggi, di concerto con la ginecologia, si è resa conto che il retto e l’ano sono “inquilini” di un sistema più complesso che comprende anche la vagina, l’utero, la vescica e gli organi pelvici in generale, e che ogni problematica che coinvolge uno di questi distretti poi comunque va a impattare su quelli che gli stanno vicini.

Ne parliamo con il dottor Sergio Agradi, Direttore dell’Unità Operativa di Proctologia di Humanitas Castelli di Bergamo.

Quali sono le malattie più comuni e diffuse in ambito proctologico?

«La malattia proctologica pura restano comunque sempre le emorroidi. L’80% dei pazienti che si rivolgono ai nostri ambulatori temono di soffrire di questa patologia che spesso è la conseguenza di un prolasso. Negli uomini si tratta sempre di un prolasso del retto, mentre nelle donne può trattarsi di un prolasso che può riguardare un po’ tutto gli organi pelvici quindi, oltre al resto, anche l’utero, la vescica e l’uretra. E questo può essere all’origine, soprattutto nelle donne, anche di altre patologie come la stipsi o, meglio, l’ostruita defecazione, che corrisponde alla difficoltà di emettere il bolo fecale».

Quale incidenza hanno le malattie proctologiche nell’uomo e nelle donne?

«In generale sono più frequenti nelle donne. Per quanto riguarda le emorroidi, però, l’incidenza è più o meno uguale nei due sessi, ed è elevatissima. Per farsi un’idea c’è un recente studio americano che dice che negli Stati Uniti il 70% della popolazione maschile over 40 ha avuto accesso presso una struttura sanitaria per un problema emorroidario. Se parliamo di ostruita defecazione, invece, è interessante rilevare che sempre negli Stati Uniti la spesa sanitaria per lassativi ha superato quella per gli ansiolitici ed è ora al secondo posto, dietro solamente a quella che riguarda gli antidolorifici».

Dal punto di vista della diagnosi e della cura proctologica, le innovazioni tecnologiche e mediche consentono di raggiungere effetti positivi evidenti?

«Fanno molto la differenza. Prendiamo ad esempio i trattamenti che riguardano le emorroidi e le patologie del pavimento pelvico in genere. Rispetto anche solo a 20 anni fa l’evoluzione è davvero marcata: in generale, molti dei nostri interventi sono eseguiti in laparoscopia e da 4 anni la nostra Unità Operativa di Proctologia ha acquisito il robot chirurgico Da Vinci, che ci consente di ottenere un’alta qualità dei risultati e permette ai pazienti di ottenere un migliore e più veloce recupero».

Gli interventi proctologici sono risolutivi?

«Il più delle volte gli interventi di natura proctologica sono risolutivi, in particolare quando sono associati a un efficiente percorso riabilitativo precedente e susseguente all’intervento. La riabilitazione è un momento molto importante del percorso di cura, perché quella proctologica è una chirurgia che, oltre a risolvere l’anatomia, interviene anche e soprattutto sulla funzione degli organi interessati. Per essere chiari: i pazienti o le pazienti che si rivolgono a un proctologo perché non riescono ad andare in bagno, quando vengono dimessi devono riuscire ad andare in bagno. E siccome l’atto della defecazione è molto complesso e coinvolge vari distretti muscolari, questi spesso vanno riabituati con esercizi suggeriti dallo specialista ed eseguiti dal o dalla paziente».

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