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Devi scegliere le lenti a contatto? Affidati al contattologo

In Italia, tra le persone ametropi – che soffrono cioè di problemi alla vista come ipermetropia, miopia e astigmatismo – solo poco più di una su dieci fa uso di lenti a contatto. Un dato in controtendenza rispetto ad altri Paesi, dove in alcuni casi si raggiunge anche il 30%, che lascia intendere quali margini di crescita possa avere il settore “lenti a contatto” nel nostro Paese.

Una crescita che, si può ritenere, potrà presto avvenire e per cui è bene che anche dal punto di vista medico vengano predisposti i supporti più appropriati a chi compie la scelta di alternare l’uso degli occhiali a quello delle lenti. Per questo si sta sempre più affermando la figura del contattologo, come sottolinea Gabriele Esposito, ottico optometrista e specializzato in contattologia, che nell’ambito del Centro Oculistico di Humanitas Castelli, ha il compito di indirizzare i pazienti verso la giusta scelta di lenti a contatto.

Prima di tutto, che cosa vuol dire scegliere la lente a contatto giusta?

«Significa adottare quella che è più adatta al proprio tipo di occhio, oltre che alla problematica che lo riguarda. Il mondo delle lenti a contatto è oggi oggetto di una certa “anarchia”. Attorno a questi strumenti – secondo la Direttiva 93/42/CEE, le lenti a contatto sono dispositivi medici invasivi di classe IIa o su misura – si è sviluppata nel tempo una scarsa informazione e una piuttosto confusa diffusione dal punto di vista commerciale. Per acquistarle non è necessaria una prescrizione e possono essere trovate un po’ ovunque, dai supermercati agli store online per cui spesso sono scelte secondo criteri basati più sul prezzo che sulla qualità. Tuttavia, l’applicazione e l’uso delle lenti a contatto possono essere eseguiti solo quando le condizioni anatomo-funzionali dell’occhio del paziente lo consentono».

La figura del contattologo è sempre esistita o è stata creata di recente?

«Diciamo che si è sviluppata negli anni. In passato l’ottico suggeriva questi ausili, oggi diversi professionisti possono specializzarsi nel ruolo di contattologo, attraverso vari corsi di specializzazione specifici in contattologia clinica finalizzati a creare percorsi focalizzati su questo ambito di cura».

«Solo dopo un accurato esame del soggetto è possibile consigliare o meno l’uso delle lenti a contatto, indicare al paziente quale sia la soluzione “lente a contatto” più adatta alla sua condizione specifica e alla natura del suo occhio. Si va dalle lenti contatto base, a quelle richieste per situazioni più complesse – come quelle legate a patologie – e per questo devono essere necessariamente personalizzate, costruite ad hoc sull’occhio del paziente. Tutte le lenti, anche quelle disposable usa-e-getta, sono fatte di parametri quali curvatura, diametro, materiali che le rendono uniche, dunque anche per quelle può essere prezioso un consiglio specifico».

Nell’ambito del Centro Oculistico di Humanitas Castelli, qual è il percorso del paziente interessato all’uso di lenti a contatto?

«Il paziente può accedere al servizio di contattologia a seguito di una visita oculistica, con l’oftalmologo che consiglia, a chi ne mostra interesse, una prova o un percorso di lenti a contatto. Oppure può giungervi da utilizzatore abituale di lenti, che vuole assicurarsi che le scelte da lui effettuate fino a quel momento siano corrette. Il percorso con il contattologo prevede tre sedute in cui vengono valutate tutte le variabili del caso, dalla condizione della superficie oculare alla sua conformazione, dalla scelta e valutazione della lente di prova alle indicazioni relative alla sua gestione. L’obiettivo finale è quello di individuare la soluzione migliore, più adatta, ad ogni singolo soggetto».

Al di là degli aspetti legati all’estetica, quali sono i vantaggi propri dell’uso di lenti a contatto al posto degli occhiali?

«Il primo, in assoluto, è quello legato al senso di libertà e un campo visivo più ampio, dovuto al fatto che la visione non è “limitata” dal perimetro della montatura. Quindi una visione totale, piena, molto più reale, dovuta anche al fatto che la distanza fra la lente e l’occhio viene del tutto abbattuta. Poi c’è un discorso di praticità perché non si ha nulla sul naso, sul viso. Se poi si ha l’esigenza di avere correzioni differenti fai due occhi, grazi alle lenti a contatto aumenterà il comfort visivo, tollerando meglio la correzione e avendo così una condizione molto più “naturale” rispetto a quella offerta dagli occhiali. Se infine si svolgono attività dinamiche, come ad esempio quelle sportive, il vantaggio è evidente e ben immaginabile».

Ci sono casi in cui è più che consigliato adottare le lenti a contatto?

«Per alcune patologie o situazioni più complicate la lente a contatto rappresenta l’unica vera soluzione. Si pensi ad esempio al cheratocono, patologia corneale per la quale questi ausili riescono a ridonare una buona qualità visiva. Questi sono i casi in cui il supporto di un contattologo diviene fondamentale, anzi, necessario».

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