L’infezione da SARS-CoV-2, responsabile di COVID-19, al momento può essere rilevata con l’esecuzione di tre diversi tipi di test:
- tampone per il test molecolare
- test rapido antigenico
- test sierologico.
Si tratta di test che non hanno tra loro lo stesso valore e che non sono sovrapponibili dal punto di vista dell’affidabilità e dell’efficacia. Analizziamoli, uno per uno.
Il tampone per il test molecolare
Il test molecolare è Il test più affidabile per la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2.
Eseguito su un campione delle vie respiratorie prelevato attraverso il cosiddetto tampone naso/oro-faringeo che consiste nel prelievo del muco che riveste le cellule superficiali della mucosa del rinofaringe (la parte superiore del canale della faringe, raggiunta attraverso il naso) e dell’orofaringe (la parte della faringe posta dietro al cavo orale, raggiunta tramite la bocca).
Per eseguire il prelievo l’addetto utilizza un bastoncino cotonato. L’esecuzione dura pochi secondi, ed è minimamente invasiva e non è dolorosa, anche se il paziente può avvertire una sensazione di fastidio quando il bastoncino entra in contatto con la mucosa del naso o con quella del cavo orale.
Il tampone deve essere eseguito con accuratezza e in maniera corretta, pertanto è fondamentale affidarsi a operatori specializzati che siano in grado di garantire l’adeguata raccolta del campione.
Le analisi vengono effettuate presso i laboratori di riferimento regionali e i laboratori aggiuntivi individuati dalle Regioni – nel nostro caso è il Laboratorio Analisi Cliniche di Humanitas Gavazzeni Bergamo – secondo le modalità concordate con il Laboratorio di Riferimento Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità.
Nel corso dell’esame eseguito in laboratorio, si procede all’estrazione, alla purificazione e alla ricerca dell’RNA virale (il genoma del virus SARS-CoV-2) attraverso la metodica molecolare di real-time RT-PCR (Reverse Transcription-Polymerase Chain Reaction).
L’analisi permette di individuare la presenza del virus SARS-CoV-2 nel materiale prelevato con il tampone e di confermare o escludere una diagnosi di infezione: in caso di risultato positivo si è in presenza di COVID-19, con risultato negativo c’è assenza di COVID-19.
Il tempo di risposta può variare dalle 24 alle 48 ore dal momento dell’esecuzione del test.
Il test rapido antigenico
Con il test rapido antigenico si ricercano le proteine superficiali del virus (antigeni) e non il genoma virale (come accade invece con il test molecolare).
Anche in questo secondo test il campione viene raccolto attraverso un tampone naso-faringeo, ma i tempi di risposta sono molto più brevi rispetto a quelli del test molecolare: circa 15-30 minuti.
Sensibilità e specificità del test rapido antigenico sembrano essere inferiori rispetto a quelle del test molecolare, pertanto chi risulta positivo (cioè colpito da COVID-19) al test rapido dovrebbe poi sottoporsi in un secondo tempo al test molecolare per veder confermata la diagnosi di infezione ed escludere si sia trattato di un cosiddetto falso-positivo.
Al test rapido antigenico viene riconosciuta una valida applicazione nel campo dello screening, aspetto che non gli permette però di assumere la valenza di test diagnostico in ambito clinico perché presenta dei limiti di un certo peso: è possibile, infatti, che si ottengano anche dei cosiddetti falsi negativi e che dunque pazienti che risultino negativi al test – e quindi considerati non colpiti di CAVID-19 – siano in realtà positivi, cioè malati di COVID-19..
Il test rapido è stato introdotto per lo screening dei passeggeri negli aeroporti e nei porti e il Ministero della Salute, con una circolare del 29 settembre 2020, ne evidenzia l’utilità anche nel contesto scolastico perché potrebbero “accelerare la diagnosi di casi sospetti di COVID-19” e dunque semplificare l’identificazione dei casi, l’isolamento e il tracciamento dei contatti.
Il test sierologico
Il test sierologico relativo all’individuazione infezione da SARS-CoV-2 si basa sull’analisi del sangue del paziente. Può essere rapido, per cui è sufficiente una goccia di sangue, o quantitativo, per cui occorre sottoporre il paziente a un prelievo di sangue.
Quello che è il test sierologico qualitativo rapido consente di scoprire se il soggetto che vi si sottopone è entrato in contatto con il virus e se il suo sistema immunitario ha per questo prodotto anticorpi di risposta. Il test sierologico quantitativoi consente invece un dosaggio specifico degli anticorpi prodotti.
Gli anticorpi di cui si parla sono le immunoglobuline IgM (le prime a essere prodotte in caso di infezione) e IgG (succedono alle IgM quando il livello delle prime scende). Se nel campione prelevato di sangue vengono rilevate le IgG significa che l’infezione è avvenuta in passato.
A oggi non è ancora chiaro se un soggetto con anticorpi IgG sia da considerarsi immune.
Attenzione: il test sierologico evidenzia dunque la presenza di anticorpi contro il virus e indica l’eventuale avvenuta esposizione, in passato, a SARS-CoV-2.
Dal momento che la positività è tardiva – si stima che il tempo che intercorre fra il contagio e lo sviluppo dei sintomi clinici vari fra i 2 e gli 11 giorni, con un massimo di 14 giorni – fa sì che il test sierologico non sia un test indicato per rilevare un’infezione in corso.
Per questo motivo non può sostituire il test molecolare (il tampone) per verificare o meno la positività di un soggetto. Questo tipo di test può essere utile in campo epidemiologico per stimare la diffusione dell’infezione all’interno di una comunità.
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