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Prima visita oculistica pediatrica, è bene farla tra i 3 e i 4 anni

La salute degli occhi è un bene prezioso, che va tenuto sotto controllo fin dalla più tenera età. Nello specifico, è importante che i bambini siano sottoposti a una prima visita oculistica, eseguita da specialisti in oculistica pediatrica, prima delle scuole elementari, di certo, ma anche prima dell’asilo o comunque durante la scuola dell’infanzia, perché l’età migliore per riuscire a correggere un difetto visivo è proprio quella che va tra i 3 e i 4 anni.

Ne parliamo con Roberta Riva, ortottista del Centro Oculistico di Humanitas Castelli di Bergamo, facente parte del Servizio di Oculistica Pediatrica.

In che cosa consiste la prima visita oculistica pediatrica?

«Si tratta di una visita oculistica completa che prevede una prima parte, eseguita dall’ortottista, in cui viene valutata la vista e in modo specifico la motilità oculare, con screening di eventuali strabismi o difetti relativi alla visione binoculare, cioè alla capacità di visualizzare un’unica immagine guardando con entrambi gli occhi. E si conclude con una seconda parte in cui vengono utilizzate delle gocce che, instillate negli occhi dei bambini, consentono di eseguire un esame più approfondito delle strutture oculari, in particolare la retina».

Per i più piccoli, cioè i bambini in età prescolare, il procedimento è lo stesso?

«L’esame soggettivo viene eseguito mostrando immagini al posto di lettere o, se il bambino ancora non sa parlare, non viene fatto. I più piccoli vengono dunque sottoposti a una sola prova della vista oggettiva, con utilizzo di gocce inserite negli occhi. Grazie a questa visita può essere valutata l’anatomia dell’occhio, sia nella sua parte anteriore sia in quella posteriore, per escludere la presenza di patologie che possano influire sulla qualità della vista».

I bambini devono essere sottoposti a una visita pediatrica oculistica anche se non manifestano sintomi che possano far destare preoccupazioni?

«Sì, è sempre consigliata una visita. Spesso il bambino non sa ancora cosa vuol dire “vedere bene” e quindi non si può accorgere di avere un difetto – e con lui i suoi genitori, i maestri, ecc.».

Ci sono segnali che possono far pensare che il bambino, ancora molto piccolo, possa essere vittima di problematiche alla vista?

«Ci sono comportamenti che aiutano a capire. Per esempio è indicativo di un problema il fatto che il bambino tenga la testa reclinata in un modo particolare oppure la predisposizione ad avvicinare molto gli oggetti quando li deve guardare. Il problema sorge quando il bambino non vede bene da un solo occhio, perché sopperendo con l’altro a questa “mancanza” non fornisce indicazioni all’esterno utili a destare attenzione da parte degli adulti. Per questo è importante procedere con una visita precoce attorno ai 3-4 anni, preventiva, che consenta di fornire una diagnosi e fare sì che si possa, in caso di necessità, impostare un percorso di cura successivo».

Quali sono le problematiche oculari più diffuse tra i bambini?

«I difetti visivi possono essere quelli propri dell’astigmatismo, dell’ipermetropia e della miopia, cui si aggiunge una forma più problematica da valutare, che è quella dell’ambliopia, chiamata in gergo “occhio pigro”. In questo caso si tratta di un occhio che non riesce a esprimere al meglio la sua capacità visiva, problema che può essere originato da un difetto visivo dell’occhio ma anche dalla presenza di una forma di strabismo».

Come potete intervenire per correggere l’occhio “pigro” nei bambini?

«Anzitutto valutiamo se il bambino ha bisogno di un occhiale, che in quel caso viene prescritto. Dopo di che si rivaluta la vista e se permane un occhio che vede meno dell’altro, si provvede a occludere l’occhio più sano per mezzo di un cerotto, così che quello che risulta essere “pigro”, si rafforzi e autocorregga il suo problema. Nel caso invece in cui alla base dell’ambliopia ci sia una forma di strabismo suggeriamo l’esecuzione di esercizi riabilitativi da svolgere insieme ai genitori. La scelta del trattamento dipende comunque sempre, come si può immaginare, dalla situazione specifica del bambino e dalla valutazione che fa seguito alla visita cui è stato sottoposto».

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