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Bambini e patologie a naso, orecchie e gola, quando i farmaci non bastano, si può dover ricorrere alla chirurgia

Tra le malattie che più colpiscono i bambini fin dalla più tenera età spiccano quelle curate dall’otorinolaringoiatra che riguardano, quindi, naso, orecchie e gola. Una situazione che deriva soprattutto dalla frequentazione, da parte dei più piccoli, di comunità particolarmente chiuse come gli asili nido e le scuole materne, che sono caratterizzate da forte promiscuità e per questo favoriscono la diffusione di contagi.

Quelle che riguardano i bambini, in effetti, sono per lo più di patologie collegate alle alte vie respiratorie che con il passare del tempo, a cascata, procurano una serie di problematiche sul faringe, quindi su tonsille ed adenoidi, e sulle orecchie.

Approfondiamo questo argomento con il dottor Graziano Zerbini, responsabile dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria di Humanitas Castelli di Bergamo.

Quali sono le patologie che più riscontrate nei bambini da voi visitati?

«I bambini che visitiamo presentano soprattutto difficoltà alla respirazione, diurna o notturna, spesso accompagnata da tosse. In alcuni casi registriamo la presenza di otiti che, pur non presentando sintomi e disturbi evidenti, sono le condizioni per cui il bambino tende a isolarsi durante le fasi di gioco o si mostra piuttosto nervoso quando deve interagire con gli altri bambini e con gli adulti».

Come possono genitori e insegnanti identificare tra i loro bambini, la presenza di problematiche di questo tipo?

«Non è facile, per genitori e insegnanti, identificare problemi nei più piccoli. Quando i bambini di uno o due anni soffrono di problemi all’udito, per esempio, non cercano a tutti i costi di capire quanto gli è stato detto e cambiano la mira dell’attenzione. Solo quando cominciano a interagire con il mondo esterno, dai tre anni in poi, chiedono la ripetizione, vogliono essere coinvolti».

Quali tipi di cura sono da prevedere per situazioni come queste?

«Il primo approccio di cura prevede l’utilizzo di terapie farmacologiche con cui ridurre il volume dei tessuti linfatici che, a causa dell’infiammazione, si sono “ingrossati”. Con questi farmaci si procede inoltre all’interruzione del ciclo di processi infiammatori che, se troppo ravvicinati, possono favorire la creazione di un circolo vizioso che auto-innesca e agevola l’insorgenza di nuove infiammazioni».

In che cosa consistono queste cure farmacologiche?

«Le soluzioni consistono in lavaggi nasali – che devono essere eseguiti con attenzione e in modo corretto per evitare che si formino complicanze soprattutto a livello delle orecchie – e in terapie topiche cortisoniche o antibiotiche, indicate dal medico a seconda dei singoli e specifici casi».

Non sempre, però, le soluzioni farmacologiche consentono di raggiungere i risultati desiderati…

«È vero, nonostante queste cure possono capitare situazioni in cui si mantiene un iter patologico eccessivo per intensità o frequenza. In questi casi bisogna affidarsi alla chirurgia, con interventi che in genere, in età pediatrica, riguardano l’asportazione di adenoidi e tonsille, le cosiddette adenoidectomia e adenotonsillectomia, e il drenaggio dell’orecchio medio, cioè il “drenaggio transtimpanico”. La soglia di accesso a questi interventi, che vengono eseguiti in day surgery, è l’età di tre anni. Per quello alle tonsille è prevista una notte di degenza post-intervento, mentre per gli altri due il bambino è libero di tornare a casa nella stessa giornata dell’esecuzione».

Otorinolaringoiatria

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